Le materie prime critiche e il loro ruolo nella transizione energetica #Transizione energetica

Dati aggiornati, sono ben 17 le materie prime critiche, che vengono così chiamate sia per il ruolo strategico che giocano sull’economia che per la difficoltà di approvvigionamento.

Queste materie, infatti, sono essenziali per l’industria tecnologica ed elettronica e, di conseguenza, per la produzione di energie pulite. Nella partita contro la decarbonizzazione e il raggiungimento della Net-Zero, possiamo dire che giocano un ruolo fondamentale.

Cosa sono e a cosa servono le materie prime critiche?

Grazie alle loro proprietà magnetiche e alle capacità conduttive, le materie prime critiche sono impiegate in moltissimi ambiti industriali, dal tecnologico all'energetico passando per l'aeronautico.

Magari non le avete mai sentite nominare, ma sicuramente ogni giorno utilizzate oggetti e device che le contengono. Le materie prime critiche, infatti, si trovano negli smartphone, nelle batterie delle auto elettriche, nei televisori, nei computer così come nelle attrezzature mediche, nelle fibre ottiche, ecc… Inoltre, vengono utilizzate anche all’interno di prodotti e tecnologie che promuovono la transizione energetica, come ad esempio i pannelli fotovoltaici e le turbine eoliche.

Alla luce di ciò, è facile comprendere perché siano così essenziali per l’economia, lo sviluppo di moderne tecnologie e, addirittura, per la sicurezza nazionale.

Quante e quali sono le materie prime critiche

La prima lista stilata dalla Commissione Europea nel 2011 aveva identificato 14 materie prime critiche. L’ultima, invece, pubblicata a dicembre 2023, ne ha individuate complessivamente 34. Di queste, però, solo 16 sono considerate strategiche.

La lista completa comprende: bismuto, boro (grado metallurgico), cobalto, rame, gallio, germanio, litio (grado batteria), magnesio metallico, manganese (grado batteria), grafite naturale (grado batterie), nichel (grado batterie), metalli del gruppo del platino, silicio metallico, titanio metallico, tungsteno ed elementi delle terre rare per magneti: neodimio (Nd), praseodimio (Pr), terbio (Tb), disprosio (Dy), gadolinio (Gd), samario (Sm) e cerio (Ce).

I co-legislatori hanno concordato unanimemente sull’aggiungere un altro materiale alla lista, l’alluminio, facendo salire così il numero a 17.

Perché sono così difficili da reperire?

Il problema maggiore nella catena di approvvigionamento di queste materie prime è il monopolio globale del mercato detenuto dalla Cina.

Il Paese di Xi Jinping, infatti, può contare sullo sfruttamento dei suoi giacimenti interni e sul posizionamento globale delle sue compagnie minerarie. Nei decenni passati, la Cina ha investito sia nella fase estrattiva di questi materiali ma anche nella fornitura della componentistica, nella raffinazione dei metalli e ha investito in giacimenti in Paesi terzi, diventando il produttore mondiale dominante.

Tra le implicazioni di questo monopolio c’è la dipendenza per l’approvvigionamento delle materie prime critiche che le altre nazioni hanno nei confronti della Cina. L’Unione Europea, ad esempio, è costretta ad importare da qui ben il 56% delle materie critiche. Una situazione rischiosa se si considera la forte instabilità geopolitica che stiamo attraversando

Si stima, infatti, che la domanda di questi materiali aumenterà di 20-25 volte tra il 2020 e il 2040 e possederne il monopolio significa (anche) controllare il futuro dell’economia globale.

Come si sta muovendo l’Unione Europea a riguardo?

Il 12 dicembre a Strasburgo gli stati membri dell’Unione Europea hanno firmato (quasi all’unanimità) il Critical Raw Material Act. L’accordo è uno dei tre pilastri del Green Deal e prevede l’aumento dell’approvvigionamento delle materie prime critiche da parte dell’UE.

La nuova legislazione stabilisce l’erogazione di incentivi economici e la creazione di un contesto imprenditoriale più stabile e sicuro per i progetti di estrazione e riciclaggio, con una conseguente semplificazione e velocizzazione delle procedure di autorizzazione.

Quanto agli obiettivi, con la nuova legge l’Unione Europea vorrebbe arrivare a estrarre il 10% del suo consumo annuale di materie prime critiche, processarne il 40% e riciclarne il 25% entro il 2030. Anche se inizialmente, per il riciclaggio la proposta della Commissione era del 15%.

Proprio l’inserimento di queste materie strategiche in un ciclo di economia circolare, infatti, potrebbe rappresentare una delle soluzioni più agevoli per ridurre lo strapotere di Paesi terzi sul loro rifornimento.

Il recupero delle materie prime critiche

I rifiuti elettronici prodotti a livello globale nel 2022 ammontavano a circa 59,4 milioni di tonnellate ma nel 2030 potrebbero arrivare addirittura a 74 milioni.

Nei prossimi 10-15 anni, infatti, il bisogno di queste materie prime aumenterà esponenzialmente. Il loro impiego è fondamentale in particolare nel settore tecnologico e in quello energetico, soprattutto a seguito delle politiche di decarbonizzazione. Per soddisfare questa crescita, il recupero e il riciclo di prodotti a fine vita possono fare la differenza.

Se ben sviluppata, una strategia di economia circolare potrebbe arrivare a fornire fino a un terzo delle materie prime critiche nel 2040 e il target europeo del 15% potrebbe essere raggiunto già nel 2030. Per riuscire nell’intento, però, è importante incrementare la dotazione impiantistica per il recupero e il riciclo di queste materie prime.